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Procaccioli

Procaccioli, Paolo: Accademia come palestra e come tribuna: Girolamo Ruscelli sdegnato, ardente, dubbioso, fratteggiano. (214–231)

Così a Roma, dove una emergenza fortunosa consente di indicare la precocissima cifra del personaggio proprio in quella specifica militanza. L’Apologia contra i biasmatori della Continovatione d’Orlando furioso del Filogenio rivela infatti in un giovane Ruscelli non solo il fondatore (insieme a Tommaso Spica) e l’animatore dell’Accademia dello Sdegno, ma anche un letterato attivissimo che, poco più che ventenne, appariva impegnato a fondo in una riflessione sistematica su temi come la riflessione grammaticale o quella retorica che sarebbero rimasti fino alla fine al centro della sua attività prima di autore e poi di editore. (216)

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E ricordare che lo Sdegno è una delle tante accademie che segnarono la Roma di Paolo III e che Dionigi Atanagi fissò in una pagina che riporto nonostante sia meritamente nota:

I quindici anni del Pontificato di Papa Paolo Terzo si posson dire tanti anni di secol d’oro: conciosiacosa che tutto quel tempo Roma godesse una pace veramente d’oro, piena di tranquillità, e senza alcuno turbamento, od affanno. Le virtu, le lettere, e tutte le arti liberali fiorirono. Percioche veggendosi a belli studij, et al bene, et virtuoso operare proposti altissimi premij da quel dottissimo, et ottimo, et liberalissimo Pontefice; il quale da ogni parte, trahendogli fino de le spelunche, chiamava a se i valenti huomini, de quali sopra ogni altro Principe fu vago, per vestirgli di porpora, et per porgli ne[’] piu alti gradi d’honore; ciascuno a prova s’ingegnava di farsi, e con alcun degno effetto di dimostrarsi valoroso. Levaronsi adunque in quel felicissimo tempo ne la città di Roma molte Academie di diversi elettissimi, e famosi ingegni, sì come furono quelle de la Virtu, de la Poesia nuova, de lo Studio de l’Architettura, de l’Amicitia, del Liceo, l’Amasea, e piu altre. Tra le quali non inferiore ad alcuna fu l’Academia de lo SDEGNO, de la quale fu autore, e fondatore l’unico Signor Girolamo Ruscelli insieme co’ nobilissimi spiriti M. Tomasso Spica, et M. Gio. Battista Palatino. Essendo adunque gli Academici SDEGNATI ridotti insieme per eleggersi un Protettore; l’Atanagio, il quale era membro di quel corpo, quantunque picciolo, gli confortò col presente Son[netto] a fare, sì come poi fecero, elettione di Monsignor Alessandro Cardinal Farnese: il quale era allhora in sul primo fiore de l’età, e di quelle virtu, che nel progresso de gli anni fatte perfette, hanno poi successivamente prodotto quelli rari, e pregiati frutti, che il mondo sa, ad ornamento de la sua Illustriss. casa, a gloria di se, e a beneficio di Santa Chiesa, e de la Republica Christiana. [Dionigi Atanagi, De le rime di diversi nobili poeti toscani, raccolte da M. Dionigi Atanagi, libro primo (Venezia: Avanzo, 1565), cc. Ll2v-Ll3r]

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Ma credo che a partire da quella pagina si possano avviare anche altre considerazioni, per esempio guardando ai nostri accademici sulla base dell’età. Nel 1540 Tolomei e Molza avevano rispettivamente poco meno e poco più di cinquant’anni e Caro, il più giovane, ne aveva trentatré; Ruscelli, si è visto, era appena ventenne. Nessuna meraviglia che i sodalizi fondati o animati dai primi apparissero tranquille adunate di professionisti della vita di curia o di corte che discutevano per intervalla di letteratura e di lingua o di Vitruvio e di antiquaria, e l’altro invece, almeno per quello che è possibile dedurre dall’Apologia, si proponesse una vigilanza sulla produzione militante e si sentisse in dovere oltre che di presidiarne i territori anche di giustificare le preferenze e render conto delle scelte operate. (217-218)

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