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Anche il trattato del Serlio, che riflette le idee dell'ambiente dei continuatori di Bramante e Raffaello a Roma e nel Veneto, non identifica direttamente la „buona“ architettura antica con Vitruvio ed anzu registra la contrapposizione tra il testo vitruviano e le opere costruite. Solo Antonio da Sangallo il Giovano presuppone arbitrariamente che i monumenti romani fatti dopo il tempo di Vitruvio „el pare siano fatti secondo la costituzione sua“ e si propone (1531) di illustrare un'edizione dell'antico trattato con disegni di architetture romane antiche.

Questa posizione, che tenta di rendere operante Vitruvio conciliando con i monumenti antichi, informa il programma della romana Congregazione della Virtù (1542 c.) che raccoglieva al Pantheon Antonio e i sangalleschi precedendo di poco, a Roma, e con analogo programma quell'Accademia vitruviana della quale fu a capo Marcello Cervini, committente di una villa progettata dal Sangallo, che non a caso costituisce importante precedente di soluzioni palladiane. Quando Palladio viene a Roma per la prima volta, Antonio da Sangallo è l'unico sopravvissuto dei continuatori diretti di Bramante, e l'architetto più autorevole che ancora agisce nella città. A lui Palladio deve più di quanto non appaia a prima vista; e per molti aspetti egli sembra riallacciarsi alla sua posizione a proposito di Vitruvio; posizione che egli dovette forse precocemente conoscere tramite il Trissino ed approfondire nei suoi viaggi romani. Ma egli va in qualche modo ben oltre la posizione sangallesca.

Palladio stesso scriverà: „… Mi proposi per maestro e guida Vitruvio“. E questa affermazione è da prendere -- almeno per quanto riguarda le intenzioni -- strettamente alla lettera. Vitruvio dovrà costituire la guida per risolvere i problemi attuali riguardanti la costruzione di case, di teatri, di chiese, di piazze; il metro per selezionare gli stessi monumenti romani costruiti; la bussola per orientarsi nella problematica ricerca della „buona“ architettura degli antiche e dei moderni.