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Il successo del suo [= Vignolas] trasferimento romano fu infatti quasi certamente facilitato dagli amici bolognesi del regime. Il responsabile più probabile fu Alessandro Manzuoli, profondo conoscitore dell'architettura, amico fidato di Paolo III e membro, fin dall'inizio, della corte del cardinale Alessandro. Serlio teneva in grande considerazione Manzuoli per la sua competenza in fatt di architettura, parere condiviso anche dall'umanista letterario senese Claudio Tolomei. Tolomei presiedeva l'Accademia della Virtù (nota anche come Accademia Vitruviana), un gruppo informale di intellettuali che si poneva il compito di publlicare l'edizione critica definitiva di Vitruvio. Tra i suoi membri figuravano Amaseo e Delio, Bernardino Maffei e Marcello Cervini. Vasari riferisce che "si diede il Vignola per servizio loro a misurare interamente tutte l'anticaglie di Roma, e a fare alcune cose secondo i loro caprici: la qual cosa gli fu di grandissimo giovamento nell'imparare e nell'utile parimente." Anche se non disponiamo di alcun esempio dell'opera di misurazione di Vignola e l'ambizioso progetto vitruviana di Tolomei non andò mai a buon fine, questa esperienza rimane comunque sostanziale per la sua educazione negli ambiti dell'archeologia e della teoria dell'architettura, senza contare che essa gli diede modo di accedere a un ambiente di committenti facoltosi, colti e autorevoli. […] Presso il Vaticano Vignola fu affidato alle cure di Jacopo Meleghino, architetto del palazzo papale, secondo architetto di Antonio da Sangallo il Giovane, nonché amico e confidente di lunga data di Paolo III."