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Il suo modo [Raffaels] di studiare l'antico [n. 2] utilizzando strumenti di misurazione, come la bussola e il quadrante, e al tempo stesso l'uso del disegno architettonico con proiezioni ortogonali in cui compaiono di uno stesso edificio pianta, alzato e sezioni, ancora oggi alla base di qualunque progettazione, fanno sì che Raffaello nelle sue opere non si limiti a riprodurre singoli motivi, ma riesca a comprendere lo spirito dell'arte antica, anche nel rapporto armonico delle proporzioni tra le singole parti e il tutto.

I disegni del codice dell'Anonymus Destailleur tengono conto di questa lezione di Raffaello e portrebbero sembrare la realizzazione di quel gran progetto di misurazioni dell'antica Roma che il sommo artista scomparso prematuramente non riuscì mai a realizzare. Paradossalmente non furono i suoi principi, ma artisti come Peruzzi, i disegni del quale venereo utilizati dal Serlio nei suoi trattati, Ligorio, nella restituzione della pianta di Roma e di Villa Adriana e il Palladio, con cui esisteva solo un'affinità elettiva, essendo quest'ultimo molto più giovane.

[…]

Non si tratta da un codice vero e proprio, ma di una raccolta di disegni della metà del XVI secolo, composta da 120 fogli di varie misure, in cui vennero disegnati sul recto e sul verso edifici di epoca romana e rinascimentale principalmente di Roma. [n. 3]

Per quanto riguardo la parte più antica sono studiati gli edifici che più si prestavano alla soluzione di problemi architettonici come la serie degli archi (di Tito, di Settimio Severo e di Costantino, ma anche l'arco di Traiano ad Ancona), gli edifici a più ordini (il teatro di Marcello, il Colosseo, le Terme) e quelli a pianta centrale (il mausoleo di Santa Costanza, il tempio di Vesta a Tivoli). Vengono presi in esame quindi i progetti dei più importanti edifici contemporanei, San Pietro, Sant'Eligio degli Orefici, San Pietro in Montorio e Palazzo Farnese [n. 4], dove sono riportate le costruzioni di Michelangelo, ma non le aggiunte del Vignola, per questo la data di esecuzione di questi disegni si può circoscrivere agli anni 1553–1564.

Anche se questi rilievi venero realizzati per una migliore comprensione dei modelli antichi, per poterli riutilizzare nella stesura di nuovi progetti, bisogna riconoscere che for-

[Fortsetzung auf S. 33]

 

 

[2] H. Burns, Raffaello e "quell' antiqua architectura" in Raffaello architetto, Catalogo della mostra, Milano 1984, pp. 381-396; A. Nesselrath, Raffaello e lo studio dell'antico nel RinascimentoIbidem, pp. 396–491.

[3] […]

[4] […]