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[Fortsetzung von S. 32]

nirono egualmente un contributo alla ricerca archeologica, dandoci in alcuni casi una testimonianza unica per edifici successivamente scomparsi. Uno di questi, il Settizonio dei Severi (f. 3) [n. 5], venne demolito per ordine di Sisto V, forse anche perché era pericolante, ma probabilmente anche per riutilizzare i suoi marmi; il tempio di Serapide sul Quirinale (ff. 4–5) [n. 6] fornì materiale per la costruzione di Palazzo Colonna e di quello della Cancelleria; l'Arco di Portogallo (f. 61) [n. 7] fu distrutto nel 1622 per agevolare il percorso stradale di Via del Corso.

Di una vera e propria critica archeologica si può parlare quando ci si trova in presenza di sovrastrutture; …

Delle Terme di Caracalla [n. 10] vengono restiutiti [!] la pianta e gli alzati del corpo centrale e del circuito esterno, compresa la grande esedra a forma di mezzo stadio che copriva le grandi cisterne del complesso. Le misure in alzato prese a partire dal livello di calpestio, inducono a supporre che l'epoca dei rilievi possa coincidere con quello degli scavi della famiglia Farnese, svolti in forma più consistente nel 1546, epoca in cui furono rinvenuti il Toro Farnese e l'Ercole di Glicone, i pezzi più rilevanti della collezione Farnese, oggi al Museo Nazionale di Napoli, o ch e comunque venissero fatti dei saggi per ottenere misure precise. Infatti in alcune vedute del Dosio [n. 11] eseguite intorno alla 1565, che testimoniano la situazione reale, molte parti dell'edificio risultano sepolte almeno per metà.

L'edificio circolare rappresentato in alzato, il Caldarium (f. 30r, fig. 1), venne disegnato come ipotesi ricostruttiva, infatti la cupola che poggiava su otto piloni probabilmente era già crollata e il disegno dei sei gradini sull'estradosso non corrisponde a quello del Palladio che ne mostra solo tre. [n. 12]

 

[5]

[11] Firenze, Gabinetto disegni e stampe degli Uffizi 2563 A, C. Acidini, in AA.VV., G. A. Dosio. Roma antica e i disegni di architettura agli Uffici, Roma 1967, p. 88, n.76.