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Mosso al compassione vedendo che, perinfino alli tempi nostri, non è ancora stato inteso questo nostro autore di Vitruvio, e le cause sono molte. E prima, per essere stato manegiato da omini ignioranti di lettere, maestri che usano l’arte; [Anm. 1] la seconda, è stato manegiato da uomini litterati, [qu]ali non ànno la pratica dell’arte; [Anm. 2] la terzia, che per rispetto dell’arte à usato Vitruvio li vocabuli quale in l’arte a tempo suo se usavano, e così li vocabuli quali usavano li Greci a tempo dello loro edificare; perché esso Vitruvio trae la [mag]giore parte dalli edifizii greci e da autori greci a lui e noi oscuri. [Anm. 3]
La quarta si è la scorrezzione delli libri, in le trascrizioni overo stampazione fatte igniorantemente. [Anm. 4]
La quinta si è la scorrezzione di dimolti quali li ànno manegiati, ed è paruto a’lloro [co]rregierli; quali in molti logi, come aperto si dimostra, li ànno scorretti e del tutto ruinati; e per questo è che mi è statu neciesario a ritrovare delli più antichi libri se sia potuto trovare, che’ssieno manco trascritti e manco stati rimanegiati, dove in quelli si dimosterà, con vera dimostrazione e ragione e colli corpi disegniati e subscritti, per quanto per noi si poterà insieme colli amici nostri. [Anm. 5]
La sexta si è che Vitruvio à voluto nello scrivere essere breve e obscuro, non pensando che l’arte edificatoria se avesse mai a di-
[Anm. 0]: Solo questo proemio (codice Magliabecchiano C della Biblioteca Nazionale di Firenze) sussiste della traduzione del vitruviano De Architettura intrapresa da Antonio da Sangallo.
[Anm. 1]: Il solito disprezzo per la pratica, condiviso dai pittori (cfr. LEONARDO, qui II, pp. 1265 sgg., 1271 sggg., 1282, PINO, qui I, p. 758) e dagli architetti (cfr. ALBERTI, Architettura, I, pp. 6 sgg. citato nella nota b di p. 2992, CESARIANO, qui pp. 2986, 2992).
[Anm. 2]: Probabile allusione agli umanisti vitruviani, come Giovanni Sulpicio, professore di grammatica a Perugia e a Roma, che a Roma pubblicò nel 1486, per i tipi di Giorgio Herolt, la prima edizione tipografica de De Architettura.
[Anm. 3]: Allude giustamente alle difficoltà di traduzione, dovute sopratutto alla carenza di un adeguato linguaggio tecnico.
[Anm. 4]: Probalbile allusione anche al Cesariano.
[Anm. 5]: Al problema del testo si affianca quello della traduzione grafica, alla quale attese anche Giovanni Battista Sangallo, fratello minore di Antonio, come provano i suoi manoscritti della Biblioteca Corsiniana (cfr. P. FONTANA, Osservazioni intorno ai rapporti di Vitruvio colla teorica dell’architettura del Rinascimento, in Miscellanea di storia dell’arte in onore di Igino Benvenuto Supino, Firenze 1933, pp. 311 sg.).