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Sie sind hier: Startseite / Bibliography / Sangallo 1539 [1977] / S. 3029

S. 3029

smetter e a intralasare, come la s’è intralasata; donde li dotti vocabuli non sono più in uso né in luce, o poco. [Anm. 1]

La settima e’lla più importante si è che, per la brevità dello scrivere, lui promette mostrare li corpi formati col disegnio e soscritti, quali non si trovano, o che’lla long[h]eza del tempo li abia fatti perdere o che Vitruvio, quando presentò el libro a Ottaviano, se li serbasse presso di sé, perché li ignioranti non avession a sapere quanto che lui; perché si vede che fu ditto libro per isdegnio che Ottaviano si serviva di maestri ignoranti, e a lui ch’era buono maestro non li cometteva niente e nollo adoperava: fecie questo libro per fare conoscersi sé essere valente omo, e quelli altri maestri farli conoscere bene ignioranti come erano: come fu, e per questo io penso che Vitruvio si serbassi apresso di sé quella parte del libro qual era disegnata e subscritta. [Anm. 2]

E per questo ritrovare è stato nicesario ricorrere alli autori suoi et aver notizia delle edifizii antichi greci e delli latini fatti in Roma et in altri loci de Italia; quali la magiore parte sono fatti dipoi a lui, e vedesi s’è proceduto colli ordini che lui à descritto, se none in tutto, in la maggiore parte; e con ditti edifizii ritrovare quella parte di detto libro quale non si ritrova, cioè li corpi e proprie forme, e disegniate e scrite come lui promette. [Anm. 3] E questo per noi è stato iudicato non ci essere altro modo a ritrovare detta perfezzione de ditto libro, se non questa per via delli edifizii quali si trovano in opera, o verament per quella notizia che se ne può avere per mezo della scritura delli comentarii de altri autori, come in

 

Anm. 1: A parte la giustificazione, si ripresenta (cfr. la nota 3 di p. 3028) il problema linguistico. 

Anm. 2: Sugli intenti di Vitruvio cfr. I, pr., 3: „Haec tibi scribere coepi, quod animadverti multa te aedificavisse et nunc aedificare, reliquo quoque tempore et publicorum et privatorum aedificiorum, pro amplitudine rerum gestarum ut posteris memoriae traderentur, curam habiturum. Conscripsi praescritiones terminatas, ut eas attendens et ante facta et futura qualia sint opera te posses nota habere; namque his voluminibus aperui omnes disciplinae rationes“ (Ferri, p. 33, „Cominciai a scrivere queste cose per te, appena mi accorsi che molto avevi edificato et edificavi, e che in futuro avresti sempre avuto cura di edifici pubblici e privati, degni della grandezza delle tue imprese, da tramandarsi alla memoria dei posteri. E scrisse precetti compiuti e definiti, guardando ai quali tu potessi aver cognizione, da te stesso, delle opere già fatte e di quelle che farai, di qualunque specie esse siano, poiché in questi libri ho esposto tutte le regole dell’arte“).  

Anm.3: Le aspirazioni di un tale criterio oggettivo non erano facilmente attuabili, come dimostrano i tentativi di Fra Giocondo, Cesariano, Palladio ecc.; cfr. Wittkower, pp. 17 sgg., Tafuri, pp. 192 sgg.